L’importanza della fisioterapia dopo l’intervento di protesi all’anca

L’impianto di protesi all’anca è un intervento sempre più diffuso. La sopra citata articolazione, infatti, tende ad andare incontro a una degenerazione cartilaginea nel corso degli anni. Considerando che l’età media della popolazione tende ad alzarsi sempre di più, è chiaro che la platea che può essere colpita dall’artrosi all’anca, la principale indicazione per l’impianto di protesi, è molto ampia.

Facciamo altresì presente che questo intervento non riguarda solo gli anziani. Anche gli sportivi che vanno incontro a traumi possono aver bisogno di una protesi, che viene impiantata con un intervento sempre meno invasivo.

Anche se, come già detto, la chirurgia è da tempo orientata al risparmio dei tessuti – questo approccio è noto come Tissue Sparing Surgery – sempre e comunque di chirurgia si tratta. Per questo, è opportuno seguire un percorso specifico di riabilitazione.

Tra le tappe fondamentali di quest’ultimo, rientra la fisioterapia, la chiave per tornare alla flessibilità normale dell’articolazione e per ottimizzare l’equilibrio. Quali sono i consigli da seguire quando ci si approccia alla fisioterapia dopo un intervento di protesi all’anca? Nelle prossime righe, ne abbiamo riassunti alcuni.

Evita il fai da te

Chi ha subito un impianto di protesi all’anca – o ha un familiare che è stato sottoposto a questo intervento – dovrebbe approcciarsi alla fisioterapia post chirurgica mettendo in primo piano un aspetto: il fai da te va evitato categoricamente.

Nel momento in cui si vive il percorso post operatorio a seguito di una protesi all’anca, non bisogna pensare che basti fare su e giù dalle scale per tornare come prima.

Fondamentale è rivolgersi a professionisti pronti anche a venire a casa. Non importa che si parli di assistenza domiciliare a Torino o in altre città: i professionisti della fisioterapia sono in grado di stilare un programma di riabilitazione mirato a seconda della situazione, utilizzando, se necessario, anche apparecchiature di mobilizzazione passiva.

L’importanza della rieducazione al passo

Premettendo il fatto che, quando si inizia un percorso di fisioterapia, è opportuno affidarsi al professionista, diamo comunque qualche indicazione in merito alla struttura che ha questo iter terapeutico.

Descriverlo significa ricordare innanzitutto che tutto parte con la rieducazione al passo. Si tratta di un percorso customizzato i cui dettagli dipendono da diversi fattori. I principali sono l’età del paziente, il peso, la rappresentazione della massa muscolare pre-atto operatorio.

Il valore dell’empatia

Nel momento in cui si sceglie un fisioterapista per un percorso di riabilitazione dopo la protesi all’anca, è cruciale fare riferimento solo a professionisti con cui si è instaurato un rapporto di empatia e di chiarezza. Per questo, è cruciale fare un incontro conoscitivo. Il motivo è molto semplice e riguarda il fatto che, con un professionista con il quale si riesce a comunicare bene, diventa più facile palesare eventuali disagi, come per esempio gli episodi di dolore quando si fa un esercizio. Attenzione: questi ultimi non devono assolutamente essere trascurati. Il rischio, in tal caso, è di rendere vani gli sforzi.

Un rapporto di collaborazione costante

Anche se, come già ricordato, la chirurgia ortopedica è passata da chirurgia maggiore a chirurgia mini invasiva – quando le indicazioni lo consentono – si ha comunque a che fare con interventi che, soprattutto in età avanzata, possono rivelarsi difficili da gestire.

Per questo è necessario adottare il giusto atteggiamento e farlo adottare al proprio caro, che deve ragionare nell’ottica di un rapporto di collaborazione costante con il fisioterapista, che può iniziare il suo lavoro anche il giorno stesso dell’intervento, indicando al paziente alcuni esercizi che dovrà poi svolgere a casa.